Bibliografia: Articoli 2002

Bibliografia mensilmente aggiornata delle pubblicazioni in rivista dedicate a d'Annunzio. Di alcune opere è possibile il testo in pdf e abstract

 

Articoli su Gabriele d'Annunzio pubblicati nel 2002

CRISTINA BENUSSI, 'L'anima si fa pelago'. Simbologia equorea nell' "Alcyone", RIVISTA DI LETTERATURA ITALIANA, Anno 2002 - N°2 - Pag. 107-123: Seguendo lo svolgimento della raccolta Cristina Benussi rintraccia le occorrenze del mare nell'"Alcyone" di d'Annunzio, con lo scopo di "verificare se l'uso di quest'immagine nella laude sia governato da una precisa intenzione espressiva". La simbologia equorea affiorante dalle liriche alcyoniche, in cui la celebrazione della natura si intreccia alla riattualizzazione del mito classico, sarebbe fortemente connotata dall'idea della morte come annullamento del fluire incessante del tempo e della storia.

GIOVANNA CALTAGIRONE, L'arte degli antichi e dei moderni nel "Fuoco" di D'Annunzio, CRITICA LETTERARIA, Anno 2002 - N°2-3 - Pag. 615-642: Il saggio, soffermandosi sul discorso di Stelio Effrena nel "Fuoco", rintraccia i segni della forte suggestione esercitata dall'arte sull'opera di D'Annunzio.

MILVA MARIA CAPPELLINI, Due lettere di biografi del d'Annunzio cicognino, RASSEGNA DANNUNZIANA, Anno 2002 - N°41 - Pag. 19 - 20: Brevi riflessioni su due lettere che giunsero al d'Annunzio negli ultimi anni della sua vita, durante il suo ritiro al Vittoriale. Le lettere furono scritte da due biografi del Poeta, Giuseppe Fatini e Tomaso Fracassini, e fanno riferimento al periodo trascorso dal Vate al Collegio Cicognini di Prato.

MICHELE CASCELLA, Come ho dipinto la Pescara dannunziana, RASSEGNA DANNUNZIANA, Anno 2002 - N°41 - Pag. 29 - 32: E' riprodotto in questa sede, corredato da diverse illustrazioni, uno scritto del pittore Michele Cascella sulla Pescara dannunziana.

RAFFAELLA CASTAGNOLA, Una riscrittura dannunziana di Boccaccio, RASSEGNA EUROPEA DI LETTERATURA ITALIANA, Anno 2002 - N°19 - Pag. 61-71: Si affronta un'analisi intertestuale tra la sesta novella dell'ottava giornata del "Decameron" e il racconto del D'Annunzio "La fattura", contenuto nella raccolta "San Pantaleone. La riscrittura dannunziana della novella del Boccaccio sembra obbedire alle esigenze di uno stile espressionistico alieno da ogni moralistica riflessione e focalizzato sul protagonismo di un paesaggio dai colori crudi, funzionale al sondaggio psicologico delle pulsioni crude e violente di uomini dagli istinti animaleschi e primitivi.

ELISA DEANDREA, Languori teatrali tra francescanesimo e decadentismo, OTTO / NOVECENTO, Anno 2002 - N°3 - Pag. 21-45: D'Annunzio ebbe sempre un interesse enorme per la figura di San Francesco, tanto che avrebbe voluto dedicargli un dramma, mentre l'unica sua creazione letteraria che ha in sè il germe francescano è "La Pisanella" del 1913. Alla materia francescana il poeta abbruzzese attinse, comunque, abbondantemente, ma il Francesco del D'Annunzio è assai distante dal modello di semplicità e di umiltà del Santo, presentando, invece, caratteristiche tipiche del superuomo dannunziano.

UGO DOTTI, Romanzo e società. D'Annunzio-Pirandello-Svevo, GIORNALE STORICO DELLA LETTERATURA ITALIANA, Anno 2002 - N°585 - Pag. 1-42: Ugo Dotti rintraccia ed illustra le complesse cause di natura storico-sociologica che nella seconda metà dell'Ottocento portarono in Francia ed in Italia alla nascita del 'romanzo moderno'. Ad una sintesi pregnante dei profondi mutamenti che si verificarono tra la fine dell'Ottocento e i primi vent'anni del Novecento, sino cioè all'affermazione della dittatura fascista, lo studioso fa seguire un'analisi suggestiva delle differenti modalità assunte dal 'nouveau roman' nei suoi autori italiani piú rappresentativi: Gabriele d'Annunzio, Luigi Pirandello, Italo Svevo. L'indagine letteraria e l'analisi storica saldamente intrecciate nel contributo, forniscono un'occasione di riflessione sul nuovo modo in cui la contemporaneità, rispecchiata o 'pretestuosamente' deformata, venne assorbita nei romanzi di tre grandi scrittori moderni.

DONATELLA FEDELE, Checo Smara a Venturina. Il veneziano nelle lettere di Gabriele d' Annunzio a Olga Levi, RIVISTA DI LETTERATURA ITALIANA, Anno 2002 - N°2 - Pag. 183-198: Donatella Fedele pubblica e commenta alcune lettere appartenenti al ricchissimo carteggio tra Gabriele d'Annunzio e la colta signora di origini ebreo-triestine Olga Levi Brunner, con cui il poeta ebbe una relazione segreta a Venezia tra il 1915 ed il 1918. Ancora in gran parte inedito, l'epistolario costituisce una miniera di informazioni preziose sulla partecipazione di d'Annunzio alla guerra e si rivela una "ricca e originale attestazione dell'ambivalenza di un vitalismo culturale e carnale a un tempo". La scelta delle missive proposte nel saggio, che ha seguito "il filo degli affioramenti veneziani", consente altresì di documentare la piena e completa padronanza del dialetto veneziano da parte un d'Annunzio piú che cinquantenne.

GIORGIO FICARA, L'eternità infranta. Illusionismi dannunziani, LETTERE ITALIANE, Anno 2002 - N°3 - Pag. 363-378: Giorgio Ficara in "L'eternità infranta. Illusionismi dannunziani" "legge" alcune pagine del "Piacere" di D'Annunzio, in particolare quelle su una Roma "candidissima", imbiancata dalla neve, una Roma sempre straordinaria, quasi immateriale, tutt'altro che "realistica" (il realismo è del tutto oltrepassato dal D'Annunzio, che realistico o verista non è mai, neppure nelle iper-realistiche "Novelle della Pescara"), molto diversa, ad esempio, dalla Roma di Goethe, di Stendhal, di Chateaubriand, di Carducci. Non soltanto nel "Piacere", ma in molti altri romanzi, Roma non è più scrigno di storia, la Roma classica impregnata delle memorie degli antichi: è una Roma osservata da uno sguardo un po' folle e visionario, come in un incubo o sogno, una Roma-meteora o chimera o selva, "natura osservata esteticamente", una Roma che smarrisce chi la osserva e chi la abita, che fa provare una sorta di "diminuzione umiliante", data la vastità dilatata dello spazio. Joyce e Kafka anticipano l'arte moderna grazie alla capacità di svelare, dietro le quinte vuote del mondo, il dolore e l'orrore della condizione umana. Non D'Annunzio, che non edifica nulla dopo aver abbattuto statue e cimeli, palazzi e giardini, monumenti e obelischi.

NICOLA GARIBBA, Dai dipinti di Cascella alle fotografie di Cetteo Pepe, RASSEGNA DANNUNZIANA, Anno 2002 - N°41 - Pag. 33 - 35: Tra i vari personaggi legati alla figura di Gabriele d'Annunzio, viene qui ricordato il suo fotografo personale, Cetteo Pepe, un abruzzese di Pescara che dedicò tutta la sua vita alla fotografia.

ANDREA LOMBARDINILO, Gabriele d'Annunzio: du geste au texte, RASSEGNA DANNUNZIANA, Anno 2002 - N°41 - Pag. 24 - 26: Un convegno in Normandia L'A. ripercorre brevemente gli interventi fatti da molti studiosi internazionali durante un convegno di studi, svoltosi in Normandia dal 10 al 12 gennaio 2002, dal tema "Gabriele d'Annunzio: du geste au texte". Il convegno ha avuto un duplice obiettivo: quello di ampliare la conoscenza del Vate fuori dall'Italia e quello di focalizzare l'attenzione sulla distinzione tra 'gesto' e 'testo' nell'opera del poeta.

ANDREA LOMBARDINILO, Teoria e poiesi narrativa nelle prefazioni dei primi romanzi dannunziani, SINCRONIE, Anno 2002 - N°12 - Pag. 205-222: È presentato lo studio delle prefazioni di d'Annunzio ai suoi primi romanzi, che segnano l'indirizzo diacronico circa lo sviluppo del concetto di genere romanzesco. Emergono il carattere della sua teoria estetica, fondata sul legame che intercorre tra l'osservazione diretta del reale e lo scandaglio dell'interiorità umana, la superiorità della fisiologia sulle discipline scientifiche, i riferimenti alle poetiche simboliste. Viene decretato il primato del romanzo nel campo delle arti letterarie, quale esperienza atta ad indagare la dimensione esistenziale dell'uomo. La lunga analisi si conclude con l'approdo, attraverso la disamina delle prefazioni, ai ben noti caposaldi teorici dannunziani.

VITO MORETTI, In libertà di parole. Sul dantismo di Gabriele d'Annunzio Analisi degli influssi che il dantismo ebbe sulla scrittura di Gabriele d'Annunzio, RASSEGNA DANNUNZIANA, Anno 2002 - N°41 - Pag. 21 - 23: L'opera dell'Alighieri costituì infatti, per il Vate, una fonte perenne di ispirazione da cui trarre luoghi e parole senza, però, evidenti soggezioni.

GIUSEPPE MUSCARDINI, Modi di quiete e di silenzio nella "Ferrara" 'lodata' da D'Annunzio, ITALIANISTICA, Anno 2002 - N°1 - Pag. 85-92: D'Annunzio dedica a Ferrara, la prima delle 'città del silenzio', ventisette versi. Muscardini ricorda l'arrivo del poeta nella città estense il 5 novembre 1898 e la pubblicazione nel 1899 nella "Nuova Antologia" della lirica "Il silenzio di Ferrara" (poi "Ferrara" in "Elettra"), ma la città è anche lo sfondo della tragedia "Parisina", musicata da Pietro Mascagni, stesa nel 1912 e rappresentata alla Scala il 15 dicembre 1913, il cui manoscritto autografo fu donato da D'Annunzio stesso alla città il 17 luglio 1915. Il saggio ricorda i ferraresi che ebbero rapporti con lo scrittore dalla fine del 1898 alla sua morte, fra cui i sindaci della città e, in seguito, Italo Balbo, con il quale è documentata l'amicizia.

CATERINA NEGRI, Il teatro di D'Annunzio tra tradizione e rivoluzione, OTTO / NOVECENTO, Anno 2001 - N°2 - Pag. 77-128 D'Annunzio trovava nell'opera drammatica la sola forma vitale e l'unica espressione poetica possibile. Credette nel rinnovamento del genere tragico, che atraversava in quegli anni una profonda crisi. Si poneva in linea con i grandi innovatori del teatro quali Ibsen, Cechov e, nella crisi del dramma classico, proponeva l'utilizzo dell'atto unico e degli elementi tipici della drammaturgia contemporanea, ossia la "soggettività del tempo" e l'"autocoscienza" del personaggio principale. I protagonisti dei drammi dannunziani sembravano muoversi in un tempo non determinato, in una fluttuante indeterminatezza. Il poeta volle rinunciare alla dimensione spazio-temporale, per creare una sorta di trasfigurazione della realtà. Il suo teatro rimase un'esperienza originale in cui i personaggi, perso il contatto con il mondo circostante, apparivano pronti a quello slancio estremo che li portava sull'orlo di un precipizio.

VITTORIO PACE, Il banchetto alla Pineta nella foto di Cetteo Pepe, RASSEGNA DANNUNZIANA, Anno 2002 - N°41 - Pag. 36: Nel 1891 il fotografo Cetteo Pepe immortalò il convivio organizzato per il ritorno a Pescara di Gabriele d'Annunzio. In questa sede viene riprodotta quella fotografia che diventò un documento d'eccezione e vengono elencati personaggi che vi sono ritratti.

ANNA PANICALI, L'idea di bellezza nelle cronache, nelle "Favole mondane", nel "Piacere" di Gabriele d'Annunzio, RIVISTA DI LETTERATURA ITALIANA, Anno 2002 - N°3 - Pag. 127-148: L' A. offre una disamina suggestiva del concetto di bellezza in relazione all'universo femminile, della moda e dell'arte nell'ideologia e negli scritti di Gabriele d'Annunzio. Dalle cronache giornalistiche degli anni Ottanta, al "Piacere", alle prose delle "Favole mondane", l'A. evidenzia come l'idea di bellezza per il pescarese tenda sempre piú a identificarsi col concetto di artificio, di eccesso e di spettacolarità, conformemente ai mutamenti subiti dalla moderna società di massa. Già in Baudelaire e Leopardi, infatti, emerge la consapevolezza del tradimento e della banalizzazione moderna dell'idea di bellezza assoluta e oggettiva della tradizione.

GIUSEPPE PAPPONETTI, La mercificazione del Vate, RASSEGNA DANNUNZIANA, Anno 2002 - N°41 - Pag. 15 - 18: Analisi di alcuni scritti critici, perlopiù contemporanei, riguardanti la vita e le opere di Gabriele d'Annunzio, molti dei quali risultano essere, a giudizio dell'A. del saggio, non particolarmente brillanti e riusciti.

ANGELO R. PUPINO, D'Annunzio dal tempo lineare al tempo circolare. Incontro con Nietzsche, ITALIANISTICA, Anno 2002 - N°2-3 - Pag. 197-218: Pupino si sofferma dapprima sull'uso del termine 'virile' in D'Annunzio, poi sulla considerazione del simbolismo, che nello scrittore si affacciava già nel 1892, e sull'abbandono progressivo dell'evoluzionismo in favore di una dimensione atemporale e alineare. Il presente non succede più al passato e prelude al futuro, ma suscita invece un ritorno al passato; nel presente si congiungono passato e futuro, cioè le direzioni opposte del tempo.

VITO SALIERNO, La censura politica nei confronti di d'Annunzio. 1921 - 1924, RASSEGNA DANNUNZIANA, Anno 2002 - N°41 - Pag. 1 -10: Dal 1921 al 1938, anno della sua morte, Gabriele d'Annunzio fu sottoposto ad una costante sorveglianza da parte della polizia politica dell'epoca, nonchè ad una severa censura telegrafica e telefonica. Il saggio ripercorre sinteticamente gli anni principali di quel controllo censorio, analizzando, sullo sfondo, eventi, personaggi, situazioni e protagonisti dell'Italia negli anni di transizione al fascismo.

JOHN WOODHOUSE, D'Annunzio nelle isole britanniche, RASSEGNA DANNUNZIANA, Anno 2002 - N°41 - Pag. 11 - 14: Il saggio in esame, in contrapposizione alla critica moderna che per molti anni considerò Gabriele d'Annunzio un poeta poco apprezzato nei paesi anglofoni, vuole dimostrare, invece, quanto la fama e le opere del poeta pescarese conquistarono il pubblico delle isole britanniche. Dopo infatti un'iniziale elogio, nel 1893, da parte di un critico irlandese, molte furono le case editrici inglesi che commissionarono la traduzione delle opere del Vate e diversi furono i giornali che, soprattutto nel periodo dell'impresa di Fiume, dedicarono intere pagine alle vicende di quel poeta che appariva loro quasi un personaggio leggendario.

*, RASSEGNA DANNUNZIANA, Anno 2002 - N°41 - Pag. 37 - 40: In questa rubrica, costituita perlopiù da lettere giunte alla redazione della rivista, vengono affrontate diverse problematiche collegate alla figura e alla vita di Gabriele d'Annunzio, dalla possibilità di riportare nella Pineta di Pescara la rappresentazione di spettacoli dannunziani, alla descrizione di alcuni premi letterari internazionali istituiti in onore del poeta pescarese.

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